La tromba di Chet Baker era una ragazza dalle gambe lunghe, attraversava le canzoni come un’indossatrice. Brillava: abbagliava, faceva chiudere gli occhi; era come ascoltare musica controsole. Era uno schianto: non ha messo una ruga, fino alla fine. Era lui, che le rubava tutte. Non avrebbe mai permesso alla sua tromba di accusare il tempo: il senso del tempo, quello era il suo dono, e suo sarebbe stato anche il sacrificio, allora. La tromba di Chet non ha mai smesso di sembrare nuova, mentre lui si usurava.

E’ una variante perversa e rovesciata del mito di Dorian Gray: lui manteneva un volto immacolato e attraente, per sempre giovane, perché era il suo ritratto ad invecchiare e a portare traccia di ogni eccesso e malvagità del suo proprietario; Chet, al contrario, bello e levigato come la sua tromba, all’inizio, ha preferito rabbuiare e sconvolgere il proprio viso, per conservare ad ogni costo integra l’innocenza della sua tromba, e la sua luce: ha rinunciato alla sua bellezza, preferendogli quella della sua musica. Ha usato la sua faccia come un pozzo, nel quale scaricare i fondi delle emozioni, la parte tossica e corrosiva, la feccia del sentire, quella che avrebbe guastato il suono.

A lui importava solo della musica. La sua faccia piaceva alle donne, non a lui. E le donne piacevano a lui, ma più che altro perché c’erano già; non avrebbe perso tempo, a cercarle lui. Non era il tipo. Lui era romantico solo per interposta tromba.
Baker ha avuto mogli, amanti, amici, seguaci; sempre, ovunque: senza mai interrompere la propria solitudine. Solo la sua tromba potrebbe dire di avere davvero vissuto con lui; di essere stata davvero amata da lui. Solo lei sapeva chi era. Solo lei non ha mai smesso di essere importante. Lei, e la droga naturalmente (c’è sempre, un’altra, nella vita di un uomo): le donne della sua vita.

Ne “Il ritratto di Dorian Baker” è proprio la tromba di Chet a sfogarsi, a dare vita ad una confessione esasperata ma innamorata, complice eppure gelosa, tanto onesta quanto trasognata, della sua vita baciando Chet.

Testo: Matteo Labati
Voci recitanti: Sara Marenghi, Cristina Spelta

Musiche:
Gianni Satta, tromba
– pianoforte
– contrabbasso
batteria

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