«Questo servizio è riservato ai maggiori di diciott’anni. Per dare il vostro assenso premete il tasto asterisco». «Ora sei entrato nel cuore di Service Media tra poco sarai contattato…».

«Ciao sono Diana… Tu chi sei?».

«Mi chiamo Marco…».

«Marco, qual è il tuo lavoro?».

Un attimo di silenzio. Marco: «E’ importante?».

Diana: «No, comunque io sono mora, ho gli occhi azzurri, una quarta di seno e ho voglia di farti godere. Sono nuda, sto accarezzandomi i capezzoli. Mi sto toccando, e tu?».

«Sei bravissima, sei così con tutti?».

«Tesoro, non pensare. Io ti prendo il cazzo in bocca e comincio a succhiartelo. A lungo perché stai scoppiando dalla voglia di venire…».

Marco traballa, è sconvolto.

Diana: «Toccati, accarezzati, io e te stiamo scopando».

Marco: «Vai troppo forte. Non ci riesco…».

Diana: «Marco, la tua voce è sensuale».

Improvvisamente la linea si interrompe, un sibilo, incalza Diana: «Tesoro, la conversazione dura otto minuti, se vuoi, puoi richiamare. Anche subito. Chiedi di Diana, codice 77».

Marco è suggestionato da questa voce. E’eccitato, ma soprattutto curioso. Riattacca e poi riprova. La mano percorre velocemente i tasti. Solita musica e poi…

Marco: «Vorrei Diana, codice 77».

«Chi devo dire?»

«Marco».

«Stai in linea…».

Diana: «Sei tu? Hai fatto bene a richiamare subito».

Marco: «Volevo risentirti».

Diana: «Spiegami qual è il tuo lavoro, hai un timbro di voce molto bello, non sei uguale agli altri, mi piaci».

Marco: «Telefono da Como. Diana, quarta di seno, non ci credo, non sei neppure mora, ma ci cascano gli altri?».

Diana: «E’ il mio lavoro. Secondo te come sono fatta?».

Marco: «Non ne ho idea, ma io credo che sia difficile metterti la maschera da troia se non la sei. E posso dirti che hai una voce da sballo».

Diana: «Anche tu, Marco».

Marco: «Diana quanti anni hai?».

Diana: «Venticinque, ci credi?».

Marco: «Non so neppure io… Comunque sto bene al telefono con te».

Diana: «Anch’io, scusa per prima. Vogliono che sia molto porca. Finisce che chi sta dall’altra parte del filo si fa una sega. E poi riattacca. Il gioco è questo».

Marco: «Comunque fai scoppiare cazzo e cervello, credimi…».

Marco è spiazzato, Diana sorpresa. Le loro voci si incrociano al telefono, non i loro destini. Marco vende auto. Ricompone il numero, ha il desiderio di chiamarla.

Marco: «Vorrei Diana. Codice 77».

Diana: «Tesoro sono io. Sei l’unico raggio di sole in questa giornata. E’ dalle sette di stamani che sono qui. Fa caldo, c’è poca luce. Fumo troppo. Sto mangiando un panino. A te lo dico: tra cazzi e tette a volte mi sento male. Ho venticinque anni e per seicento euro al mese ho tirato seghe a mezza Italia, al telefono ovviamente».

Marco: «Mi piace ascoltarti. Spiegami come sei».

Diana: «Sono bionda, ho venticinque anni e mi chiamo Giada. Abito a Roma, in un quartiere popolare. Porto i capelli a caschetto. Sono alta un metro e sessantasette. Al telefono devo essere troia. Mi pagano per questo».

Marco: «Cazzo, ancora questo sibilo di merda… Senti, facciamo che ti chiamo domani».

Diana: «D’accordo, telefona tra le sei e le diciotto».

Marco: «Dodici ore tirate?».

Diana: «Sì, in sessanta metri quadrati. Siamo in cinque. Ognuna ha un nome d’arte. A volte ci scambiamo i clienti perché siamo esauste. Quando smonto devo dormire o farmi una canna per rimettermi in sesto».

Marco e Diana. Due storie impossibili. Una linea telefonica. E poi vite diverse, lontane, inconciliabili. Marco quando pensa a Diana va fuori di testa, Diana quando parla di Marco le si apre il cuore. Trova in lui una dolcezza sincera, autentica.

Diana: «Mio padre è morto che avevo solo due anni. Mia madre vive con una guardia giurata. Non ha fatto un grande affare. Io a quindici anni ho smesso di studiare. Ho incontrato le persone sbagliate nel momento sbagliato. Mi porto alle spalle anche due mesi di carcere. Mi hanno incastrata. E’ stato un casino».

Marco tace e ascolta Diana che parla di sé, di una vita vissuta tra stenti e birrerie poco affidabili. Ma Diana ha il cuore in mano. Potrebbe aprire le gambe e far godere un amico, se sapesse che è triste. Diana agli occhi di tutti è poco raccomandabile ma con Marco si sente viva, vera.

Diana: «Non hai un telefonino?».

Marco: «Sì, vuoi il numero?».

Diana: «Mi farebbe piacere, ti dò il mio…».

Marco sente improvvisamente qualcosa di strano. Tra paura, attrazione e vigliaccheria. Le telefonate a Diana vanno avanti da un mese. Lei le ha dato il cuore aprendosi dentro, di vero in fondo. La bionda che sa come far godere un uomo al telefono ha spaventato Marco che decide di sparire. Tre, quindici, venti giorni, un mese senza telefonare. E poi riprova: unoseisei

«Pronto? Cerco Diana, codice 77».

«Diana non lavora più qui. Se vuoi, puoi parlare con me, io sono Emy, porto un una quinta di seno, sono alta, mora e voglio farti un pompino».

Marco riattacca. Prova a cercare Diana sul cellulare. Trequattro… e una voce metallica: «Informazione gratuita, il numero selezionato è inesistente…».

Due mesi dopo, un sospetto. Il “Corriere” spara a sei colonne: “Violentata e poi uccisa”. Sottotitolo: “Omicidio a Roma. Venticinquenne inseguita e massacrata sull’auto”.  E tra le righe: “Giada S. percorreva via Liguria alla guida della propria auto, quando è stata avvicinata da una moto di grossa cilindrata. Due individui l’hanno uccisa. Oscuro il movente”. E una foto: capelli biondi e un sorriso dolce e tenero e uno sguardo sincero. Proprio come quello di Diana, codice 77.

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