LEI
Sono sempre stata molto religiosa. E’ proprio il caso di dire che, per me, la messa della domenica era sacra. Frequentavo quel gruppo di preghiera praticamente da sempre. E’ lì che l’ho conosciuto.

LUI
Mi sono avvicinato a quel gruppo di preghiera perché sentivo che era arrivato il momento di metter su famiglia. Quando l’ho vista, ho pensato che fosse quella più adatta a me. Capito? Ho cominciato a corteggiarla, ad invitarla a cena o al cinema, le regalavo fiori e cioccolatini. Insomma, cercavo di essere molto romantico. Capito?

LEI
All’inizio è stato bellissimo: mi ascoltava, era comprensivo e sempre disponibile. Si comportava come un perfetto innamorato. Mi ha conquistato con le sue cenette a lume di candela. Era un assiduo frequentatore delle esibizioni del coro polifonico di cui facevo parte e una volta mi ha anche accompagnata a un concerto di musiche di Mendelssohn, il mio autore preferito. Abbiamo deciso ci convolare a nozze senza sprecare tempo. Ero felice, mi sembrava di toccare il cielo con un dito. I problemi sono iniziati quasi subito. Forse per colpa mia.

LUI: Durante il viaggio di nozze in Grecia, lei si è rivelata per quello che è: una donna dispotica e capricciosa. E mi tirava i nervi. Capito? Una volta tornati, lei è rimasta incinta. Io ero contento, ma con i suoi continui isterismi mi rendeva l’esistenza impossibile. E’ riuscita a rovinare uno dei momenti più belli della mia vita! Capito? Qualche volta avrei voluto darle qualche ceffone, per calmarla.

LEI
Dapprima ha cominciato con la violenza psicologica. Mi insultava con parole irripetibili e continuava a reiterare che ero una nullità. Cominciai a pensare che lo fossi veramente. Quando è nato nostro figlio, ha cominciato a picchiarmi. Ho dovuto anche lasciare il coro, perché, mi diceva, una mamma non deve avere distrazioni da ragazzina. E forse aveva ragione. Mio figlio assorbiva indiscutibilmente le mie attenzioni e lui si sentiva trascurato. E reagiva. A volte non andavo nemmeno a messa, perché avevo paura che si notassero i miei lividi. Se capitava, dicevo che ero molto sbadata e che cozzavo contro i mobili. Dall’esterno, sono convinta che apparissimo come la famiglia perfetta. Fuori casa lui era sempre molto premuroso. Sembrava avesse due personalità. Mi maltrattava sempre e solo tra le mura domestiche. Io non l’ho denunciavo perché non volevo che mio figlio crescesse senza un padre.
LUI
Non voleva più fare l’amore e mi sono sentito ignorato e umiliato. L’arrivo di un figlio ti prende molte energie fisiche e mentali, ma questo non giustifica le continue disattenzioni di mia moglie nei miei confronti. Capito? Qualche volta succedeva che rientrassi dal lavoro la sera e lei non aveva ancora finito di preparare la cena. Si dimenticava spesso di stirarmi una camicia o di lavarmi i calzini sporchi! Capito? Questo mi faceva venire il nervoso. E mi costringeva a mollarle qualche ceffone.

LEI
E’ vero, a volte mi massacrava di botte. Botte. Quante me ne dava. Mi colpiva con calci e pugni o con quello che aveva in mano. Se lo faceva, a volte pensavo, forse aveva buoni motivi. Una volta, era la sera del terzo compleanno del bambino, ho addirittura rischiato di perdere un timpano. Mio figlio mi ha vista in una pozza di sangue: era terrorizzato. Basta! Dovevo andarmene e chiedere la separazione. Mi appoggiai ad uno di quei Centri per le donne maltrattate. Ma poi lui sembrava pentito, mi diceva che non lo avrebbe fatto più. Ricominciò con lusinghe e promesse.

LUI
Mi resi conto che forse la mia reazione era stata esagerata, quindi cercai di riconquistarla. Certo, si erano messe in mezzo quelle del Centro. Non volevano che ritornasse con me. Ma nessuno deve intromettersi nella mia famiglia. Capito? Il posto di ogni donna è stare in casa a curarsi del marito e dei figli. Il problema delle donne di adesso è che badano solo ai loro affari, non sono più delle buone mogli e delle buone madri. Capito? Dopo lunghe insistenze riuscii a convincerla a tornare a vivere insieme.

LEI
Tutte mi avvertivano che avrebbe ricominciato a picchiarmi, sia la responsabile che le mie nuove amiche del Centro. Ma ho voluto convincermi che lui si fosse ricreduto e che il mio bimbo avesse bisogno anche del padre. In realtà avevano ragione loro. Nulla e nessuno era cambiato. Tutto era come prima. Rebus sic stantibus, stando così le cose, decisi che me ne sarei andata e per sempre: mio figlio non doveva subire altri traumi. Decisi di ritornare al Centro.

LUI
Avevo appena finito di pulire la mia arma. Uscendo dalla camera, la vidi lì sulla porta con nostro figlio per mano e una grossa borsa in spalla. Aveva già le dita sulla maniglia. Se ne voleva andare. Capito? Mi è salito il sangue alla testa. Purtroppo avevo a portata di mano la pistola.
Il giorno dopo, in un bar poco lontano dalla loro abitazione, un anziano sfoglia un giornale. Il suo sguardo si posa sulla pubblicità a tutta pagina di una rivista indirizzata ad un pubblico maschile: sulla copertina spicca la foto di una ragazza non troppo vestita, in una posa vagamente provocante, sotto la quale si legge: “Un corpo da reato”. L’anziano non nota che sul foglio seguente, a centro pagina, il titolo di un articolo recita: “Guardia giurata ammazza la moglie e ferisce il figlio”. 14 agosto 2007, pagine 12 e 13 di “Repubblica”.

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