Rientrò a casa dove forse nessuno l’aspettava, invece Victor era davanti la tv.
Si sedette anche Lea, accanto al figlio, a “guardare” la tv e, fortuitamente, le venne lo spunto per un divertente aneddoto che non fu lei ad inventare bensì Gad Lerner, invitato dalla rubrica “otto e mezzo” sulla GAD ovvero Grande Alleanza Democratica.
Gad era tirato in ballo per via della singolare coincidenza tra il suo nome e la sigla oggetto del dibattito. Gad si dichiarò rassegnato all’ilarità cui non era nuovo poiché “in passato”raccontò “ai tempi in cui ero in Lotta Continua con Vincino… sono stato oggetto di una sua gustosa vignetta che ritraeva il profilo del mio esponenziale naso seguito da un corpo di gallina con la didascalia, frutto della comicità di Vincino che, essendo palermitano, mi apostrofava con GADDINA ovvero gallina”. Lea rise a crepapelle e pensò subito dopo che nel lontano 78 aveva rincorso Vincino a sua insaputa.Si trovava Lea insieme a Bruce nel ristorantino “Embajada de Italia” di Divo Cavicchioli affacciato sulla spiaggia di Laguito,Cartagena,Colombia.
La scelta della visita a Divo era stata determinata dall’intrigante racconto di Annabella per la quale l’abbandono del padre aveva rappresentato la tragedia della sua vita.Divo era andato in Colombia con una troupe cinematografica come direttore della fotografia per il film “Queimada”, magistralmente interpretato da Marlon Brando; affascinato dalla Colombia  vi era rimasto abbandonando definitivamente la famiglia a Roma, la moglie e i due figli e, successivamente, anche il mestiere cinematografico per dedicarsi al piccolo ma fortunato ristorantino.
 Se ne stava lì in costume da bagno, il lungo codino di capelli argentei, la pelle cotta dal sole tropicale,l’ inconfondibile accento romano…
Divo disse loro di avere appena avuto ospiti Vincino e Giovanna, Lea e Bruce andarono nel loro stesso albergo “Los Corales”, sull’Oceano,sperando di trovarli ma avevano appena licenziato la stanza…Lea e Bruce avevano invece deciso di non tornare in Italia, ma poi non fu così … La bellezza dei luoghi, la simpatia degli indios, le occasioni di creare un negozio qualunque come facevano i tedeschi,gestori di “posadas”,il corrispondente dei  “Bed & Breakfast”,o acquistare una barca per  “charters” turistici verso le tante isolette limitrofe,non potevano azzerare, per Lea, lo sconforto provocato dalla visione della povertà manifesta dei bambini scalzi per strada.
Solo di recente aveva scoperto Lea che il fenomeno dei “ninos de ruha”, prevalentemente brasiliano, in quasi tutto il sudamerica era l’unica, ma veramente valida, strategia di sopravvivenza.
Specialmente lo stare in gruppo rappresentava una sorta di surrogato del nostro corrispondente concetto di famiglia che peraltro i “ninos”non avevano quasi mai conosciuto! Tutto questo Lea lo aveva appreso dal prezioso libretto di Sara Ongaro, che aveva attraversato il “sudamerica dei movimenti” e precisamente da”Belem a Porto Alegre”, così come aveva intitolato il libro.
 “Si calcola che almeno 30.000 donne siano state rinchiuse nelle Lavanderie della Maddalena” Irlanda, informava l’ultima didascalia dei titoli di coda del film appena visto da Lea:”Magdalene”. Commentare le atrocità, percosse, segregazioni, sevizie, privazioni e umiliazioni cui erano state sottoposte le sfortunate donne abbandonate dai genitori al volere delle crudeli suore che reggevano il Convento, era impresa altrettanto angosciante quanto aver “visto” quei maltrattamenti.
Comunque c’era, poteva esserci un cinema di denuncia che illumina su realtà scomode, ignorate o semplicemente sconosciute.
La sensibilità di Lea verso questi temi la esponeva ad un dilagante malumore, ma si sentiva sufficientemente attrezzata a non lasciarsene travolgere.
Aveva imparato, Lea, nello “stage” a Milano presso la “Casa delle donne maltrattate”, all’interno del percorso formativo curato da “Le Onde” di Palermo, che più di ogni altra cosa valeva la cognizione del fenomeno e l’ accrescimento dell’autostima della donna maltrattata, attraverso “la relazione di fiducia” con le  “operatrici” dei centri antiviolenza.
La premessa di tutto ciò era stata ovviamente il “partire da sè” per capire, per agire. Ciononostante ci si trova in svantaggio quando si tratta di aiutare sè stesse che non è come “applicare” una metodologia all’altra donna che si rivolge al Centro.
Lea aveva sperimentato il maltrattamento in una fattispecie che solitamente non viene riconosciuta come tale bensì come…evento naturale!
Che colpa aveva Bruce se si era innamorato di un’altra donna? Come avrebbe potuto fare ad avvertire Lea,“prima”di abbandonarla all’improvviso, dopo 25 anni, che gli stava succedendo una cosa “bellissima” per come ebbe l’ardire di dirle a bruciapelo in venticinque secondi?
Come avrebbe potuto fare accettare a Lea il “cambiamento” se non domandola con la sferzata “e non ti farò trovare neanche una lira in banca!”?
Per fortuna, nel febbricitante delirio di quei giorni, Lea commise “l’imprudenza” di recarsi in banca e chiedere (poiché non lo sapeva, si fidava ciecamente di Bruce), alla presenza di due funzionari, quanto vi fosse nel conto corrente, e dichiarò:
“vorrei prendere l’esatta metà di questa cifra ed aprire un conto a mio nome”, l’imprudenza consistette nel dire la parola “esatta metà”, lo capiva solo ora!
Lui le aveva portato via la vita, il presente, il passato e, fin lì, anche il futuro!

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